IL GRANDE FREDDO è l'ultimo album di Claudio Lolli (Bologna, 28 marzo 1950 – Bologna, 17 agosto 2018), pubblicato da La Tempesta il 19 maggio 2017. A giugno 2017 ha vinto il premio Tenco come miglior album dell'anno in ambito canzone d'autore
E' stato finanziato col crowdfunding e ralizzato con la collaborazione di vari musicisti, per lo più legati a Claudio da una vecchia e sincera amicizia. Citiamo in ordine sparso Pasquale Morgante (piano e tastiere), Nicola Alesini (sax soprano), Paolo Capodacqua (chitarra acustica), Giorgio Cordini (bouzouki e chitarra acustica), Felice del Gaudio (basso e contrabasso), Lele Veronesi (batteria), alberto Pietropoli (sax soprano), Roberto Soldati (chitarre), Danilo Tomasetta (sax tenore e contralto).
Direttori artistici e arrangiatori del progetto sono Danilo Tomasetta e Roberto Soldati, già creatori insieme a Claudio del celebre album "Ho visto anche degli zingari felici"
L'associazione Musicalbox, nella persona di Danilo Tomasetta ha curato tutti gli aspetti di questa produzione.
La realizzazione grafica della copertina del cd e del libretto interno è stata fatta dall'artista salentino Enzo De Giorgi (www.enzodegiorgi.it), che con le sue finestre pittoriche, una per ogni brano del disco, ha portato un valore aggiunto a quest'album.
De Giorgi è anche autore del video del Grande Freddo, il brano omonimo di apertura dell'album. Il video è visibile su youtube a questo link https://www.youtube.com/watch?v=idyWH1iKvks&t=45s
La pagina facebook del Grande Freddo e, più in generale di Claudio Lolli, la potete consultare a questo link https://www.facebook.com/Lolli.Claudio.Bologna/
"Molti anni fa, ormai devo parlare sempre di molti anni fa, mi capitò di vedere un film che mi è sempre rimasto impresso: " The big chill", tradotto come "il grande freddo" che è appunto la title track di questo lavoro. Un film di Lawreence Kasdan, con il grande e un po' misconosciuto William Hurt. Questa la storia in breve. Un gruppo di ex compagni di college si ritrova, rimpatria, dopo parecchio tempo per un week end nella casa di quello di loro che ha avuto più successo, ha sposato la donna giusta, etc... All'inizio emergono dei contrasti (non tutti hanno avuto successo, non tutti hanno trovato il partner giusto) ma poi il senso di comunità riemerge e con lui il senso di solidarietà, di convivenza affettuosa, chiusi in questa casa, che è naturalmente una specie di famiglia d'origine ma anche di giovinezza.
E’ comunque una protezione dall’esterno dove -dice un personaggio- c’è”un grande freddo”, freddo che non è naturalmente atmosferico ma piuttosto esistenziale, intimo e, perché no?, politico. “Copriti, con il freddo che fa” cantava Leo Ferré. In questo caso non è possibile coprirsi, meglio stare dentro, tra quegli amici ritrovati, alcuni dalle vite deludenti e spezzate, alcuni più risolti (?) ma che riescono in ogni caso a ritrovare un filo comune che in qualche modo riannoda insieme le loro vite, anche solo per un week end che avrà comunque dei contraccolpi. Questa è la mia idea, o meglio l’idea che ho preso in prestito da questo film. I venti di guerra sono freddi e questo mondo è di nuovo pieno di improvvisi muri e di filo spinato dai quali non è facile fuggire. Che cosa vi racconto? Io vi racconto molti personaggi ed i loro disastri esistenziali. Da “Il grande freddo” e “La fotografia sportiva”, in cui ci siamo tutti, passando per un “Prigioniero politico” si può arrivare ad una “Principessa Messamale”. Questo credo senza cinismo (non mi appartiene) ma solo osservando, constatando e partecipando alle avventure dei miei personaggi. Poi mi è stato chiesto un testo sul partigiano Giovanni Pesce, ma un testo che fosse intimo, sul versante privato. E’ la “Lettera postuma del partigiano Giovanni alla moglie Nori – nome di battaglia Sandra” ( per brevità detto “ Sai com’è” e cerchiamo di immergerci in quel brivido caldo (sempre Kasdan) che probabilmente è stata la Resistenza, la sua fatica e la sua tenerezza. E molto altro.
Come fare tutto ciò? Credo, in accordo con quanto ho scritto, rifugiandosi in una casa (studio) con degli amici. Poi ci sono io, tra tutti questi arrangiatori e musicanti, che di solito porto su il caffè dal bar e mentre li ascolto continuo a pensare a questo paese, perso tra il nulla ed una sinistra (o pseudo o post) assolutamente autoreferenziale. Apro un po’ la finestra ma la richiudo subito perché gli altri si lamentano: “ Chiudi, non senti che grande freddo c’è la fuori?”
Claudio Lolli - ottobre 2016